Il programma di lavoro della Commissione per il 2025, con le nuove iniziative, le semplificazioni, i ritiri di atti normativi rilevanti per il nostro settore. L’autoregolazione entra nel quadro applicativo del DSA con i codici di condotta, approvati e in itinere; IA, data scraping a fini di addestramento e copyright in un documento OCSE, attitudini degli europei verso l’IA in un report Eurobarometro.
Commissione UE programma di lavoro 2025, temi rilevanti per il settore RTV. La Commissione europea ha pubblicato il suo programma di lavoro annuale, che le priorità per l’anno a venire. Il documento riflette gli impegni della nuova Commissione espressi negli orientamenti politici e nelle lettere di missione e delinea le principali iniziative politiche e legislative per l’anno a venire (nuove proposte, iniziative in sospeso e ritiri pianificati). Il programma non include l’attuazione in corso della legislazione adottata. Nel programma la Commissione prevede anche valutazioni e semplificazione di norme esistenti, con l’obiettivo di tagliare i costi e ridurre gli oneri
Tra le nuove iniziative, di interesse per il settore radiotelevisivo si segnalano:
- Q3 2025: Democracy Shield (non legislativo). Lo Scudo per la democrazia cercherà di affrontare la natura delle minacce alla nostra democrazia in continua evoluzione. Sulla base del ruolo delle organizzazioni della società civile al riguardo la Commissione intensificherà l’impegno per sostenere, proteggere e rafforzare la società civile.
- Q4 2025: Digital Networks Act, che apporterà modifiche al settore delle telecomunicazioni, (all’interno del quale si potrebbe parlare di “fair share”). Sempre entro la fine dell’anno, il pacchetto digitale (legislativo, incl. valutazione d’impatto,) e l’Agenda per i consumatori 2030, che include un piano d’azione per i consumatori nel mercato unico (non legislativo).
Il piano annuale per le valutazioni e i controlli di idoneità consentirà alla Commissione di esaminare criticamente il potenziale di semplificazione, consolidamento e codificazione dell’acquis dell’UE e di trovare opportunità per ridurre i costi. I dossier più importanti sono: il controllo di idoneità dell’acquis legislativo nell’area della politica digitale (Q4 2025), la valutazione intermedia del programma quadro Horizon Europe per la ricerca e l’innovazione e la valutazione del regolamento sul geoblocking. Il più importante è il ritiro del regolamento sulla e-privacy, proposta coeva e complementare al GDPR. La giustificazione ufficiale della Commissione è stata che “non ci si aspetta alcun accordo dai colegislatori. Inoltre, la proposta è obsoleta alla luce di alcune recenti normative sia nel panorama tecnologico che legislativo“. Un altro pezzo di regolamento ritirato dalla Commissione è la direttiva sulla responsabilità dell’IA. La direttiva stava perdendo terreno a livello UE nell’ultimo anno, a seguito dell’adozione dell’AI Act. La Commissione ha giustificato il ritiro della direttiva, scrivendo che anche per tale norma non essendoci ”nessun accordo prevedibile” valuterà eventuali altre proposte/approcci. se verrà presentata un’altra proposta o se si dovrebbe scegliere un altro tipo di approccio. Il ritiro della direttiva sulla responsabilità dell’IA può anche essere visto come una manovra strategica da parte dell’UE per presentare un’immagine di apertura al capitale e all’innovazione.
Codice di condotta sulla disinformazione integrato nel DSA. La Commissione e il Comitato europeo per i servizi digitali (EBMS, di recente pienamente operativo, si veda news) hanno approvato il 13 febbraio scorsol’integrazione del Codice di condotta volontario sulla disinformazione nel quadro della legge sui servizi digitali (Dsa). Nel gennaio 2025, i firmatari del Codice – tra cui le aziende Vlopes, vale a dire “very large online platforms and search engines”, come Google, Meta, Microsoft e TikTok – hanno presentato tutti i documenti necessari a sostegno della loro richiesta di conversione in un Codice di condotta ai sensi del DSA. La Commissione e il Comitato hanno adottato distinte valutazioni positive in merito alla conformità del Codice al DSA, approvandone l’integrazione ufficiale al suo interno, recita il comunicato.
Il codice nella sua ultima versione è stato firmato da 42 operatori, fra cui sono designati VLOPs and VLOSEs ai sensi del DSA: Google Search e YouTube (Google), Instagram e Facebook (Meta), Bing and LinkedIn (Microsoft), e TikTok. Con l’integrazione, la piena adesione al Codice può essere considerata un’adeguata misura di mitigazione del rischio per i firmatari designati come grandi piattaforme/motori di ricerca ai sensi del DSA. Il Codice diventerà cioè un parametro di riferimento significativo per determinare la conformità al DSA e il rispetto degli impegni in esso previsti farà parte della revisione annuale indipendente a cui la Dsa sottopone le piattaforme.L’inclusione del Codice nel DSA sarà in vigore dal 1° luglio 2025, e gli impegni (committments) verificabili a partire da tale data. Questa tempistica consentirà una sincronizzazione dell’audit degli impegni del Codice con l’audit DSA per VLOP e VLOSE. Commissione e Consiglio monitoreranno e valuteranno il raggiungimento degli obiettivi del Codice, in linea con l’articolo 45 del DSA.
Altri codici integrati nel DSA. Il codice sulla disinformazione non è il primo e non sarà neanche l’ultimo ad essere integrato all’interno del quadro normativo del DSA. È del 20 gennaio scorso l’integrazione del codice di condotta per contrastare la diffusione dell’odio online, anch’esso ai sensi dell’art. 45, come strumento per la mitigazione del rischio. E’ in itinere, con una serie di workshop con gli stakeholder annunciati dalla Commissione, un codice sulla pubblicità online, quest’ultimo ai sensi dell’art. 46 del DSA. Il Codice chiarirà la monetizzazione dei dati e offrirà maggiori informazioni sui soggetti che pagano per gli annunci pubblicitari. La Commissione ha tempo fino al 18 agosto 2025 per integrare il Codice di condotta nel DSA. Si è svolta una sessione introduttiva è servita a definire i quattro workshop tematici previsti per marzo: 4 marzo, workshop sulla trasparenza dei dati, uso dei dati personali per il targeting degli annunci modelli pubblicitari; 6 marzo, trasparenza nel posizionamento degli annunci, lacune che alimentano contenuti illegali e dannosi; 13 marzo uso dannoso dei sistemi pubblicitari; 19 marzo trasparenza per piccole e grandi imprese.
Infine programmato, un codice relativo all’accessibilità ai servizi online da parte di persone con disabilità (art. 47).
LINK UTILI: Codice sulla disinformazione, (firmatari, indicatori strutturali e report), Codici e DSA
IA, le proposte dell’OCSE per il data scraping nell’addestramento dell’IA. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), ha pubblicato un documento sulle questioni di proprietà intellettuale per IA addestrata su dati rastrellati nel web, affronta le sfide poste dall’ascesa dell’IA generativa nel diritto della proprietà intellettuale (PI), in particolare per quanto riguarda il data scraping. Secondo l’OCSE, il quadro giuridico che circonda il data scraping, variando a seconda delle giurisdizioni, ne complica l’applicazione e solleva preoccupazioni sulle disposizioni relative al fair use e al text and data mining (TDM). Aggiunge che il contenzioso sul data scraping e l’IA è in aumento, in particolare negli Stati Uniti e nell’UE, con dubbi proprio in relazione al copyright. Fra le proposte presentate dall’OCSE, un codice di condotta volontario per il data scraping, termini contrattuali standardizzati e strumenti tecnici per la protezione della PI. Conclude che un approccio internazionale coordinato potrebbe migliorare la trasparenza, migliorare la gestione dei diritti e fornire linee guida più chiare per uno sviluppo responsabile dell’IA. Dallo stesso link altri report OCSE sui temi dell’IA, di cui alcuni relativi alla gestione del lavoro.

IA Eurobarometro: il 62% degli europei vede positivamente IA (e automazione) sul lavoro, ma l’84% chiede più tutele: privacy, trasparenza, e sicurezza le priorità emerse. Secondo i dati di Eurobarometro, la maggior parte dei cittadini europei ritiene che le tecnologie digitali, compresa l’intelligenza artificiale, abbiano un impatto positivo sul lavoro, sull’economia, sulla società e sulla qualità della vita. Il 62% degli europei considera positivamente i robot e l’intelligenza artificiale sul lavoro e il 70% ritiene che migliorino la produttività. Tuttavia sebbene la maggioranza sia favorevole all’utilizzo di robot e IA per prendere decisioni sul lavoro, l’84% degli europei ritiene che l’IA richieda una gestione attenta per proteggere la privacy e garantire la trasparenza sul posto di lavoro. In particolare, il 67% degli europei percepisce positivamente l’uso delle tecnologie digitali, compresa l’intelligenza artificiale, per migliorare la sicurezza dei lavoratori. La maggior parte degli europei è a favore di regole chiare per l’uso delle tecnologie digitali, ad esempio la tutela della privacy dei lavoratori (82%) e il coinvolgimento dei lavoratori e dei loro rappresentanti nella progettazione e nell’adozione di nuove tecnologie (77%).
In allegato il report Italia, dove risultano dati più o meno allineati con qualche scostamento, ad esempio nella considerazione generale dell’impatto positivo nella vita sociale e nelle prestazioni previdenziali, più alto della media UE, e un po’ più negativi sull’impatto nel lavoro (robot e IA tolgono lavoro e creano meno nuovi lavori di quanti ne eliminano.

Fonte; AER, Commissione UE


