Gli impatti per creatori e aventi diritto già nel breve periodo, secondo lo studio Cisac. I ricavi per creatori e aventi diritto derivanti dalla musica e i contenuti audiovisivi generati dall’intelligenza artificiale aumenteranno da 0,3 miliardi di euro nel 2023 a 9 miliardi di euro nel 2028 (rispettivamente 4 miliardi musica, e 5 miliardi audiovisivo). Si tratta di un incremento del 300%. Entro quella data, si stima che il 20% dei ricavi delle piattaforme di streaming proverrà da questo tipo di musica.
Lo afferma uno studio della Confederazione Internazionale delle Società di Autori e Compositori (Cisac) citato da El Pais (riportato da Italia Oggi) in un pezzo dedicato al boom delle canzoni e delle band completamente inventate create dall’Intelligenza Artificiale che stanno conquistando le grandi piattaforme di streaming, da Youtube a Spotify. Se prima il fenomeno sembrava riguardare soltanto alcuni generi musicali (musica ambient o elettronica), ora si creano direttamente gruppi fake di rock, salsa, jazz, con tanto di biografie artistiche a corredo degli artisti, totalmente inventate, come le loro canzoni. Per ora l’origine “intelligente” di artisti e opere è dichiarata.
Ma dai dati dello studio emerge un aspetto forse più critico poichè si prevede che il mercato dei contenuti generati dall’IA crescerà in 5 anni (2023-2028) nel complesso a 64 miliardi di euro, di cui solo il 13% generato da artisti in carne ed ossa, con una perdita di ricavi (quote) stimata del 21% per il comparto musicale e il 24% per l’audiovisivo.

L’organismo che raggruppa le collecting di 4 continenti (per l’Italia non risultano associati) prevede fra i temi di advocacy: trasparenza nell’uso dell’IA, in caso di utilizzo di opere coperte da copyright; autorizzazione dei creatori e dei titolari dei diritti e loro remunerazione equa.
Le proiezioni appaiono riferite al mercato globale (contesto riferimento dell’attività di CISAC), e partono da rielaborazione di dati da fonti diverse raggruppate attraverso una ricerca desk.


