Nel comunicato stampa dell’Agcom le prime cifre relative agli esiti della valutazione 2023.
La fotografia del Sistema Integrato delle Comunicazioni (Sic) per il 2023, approvata dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni nella seduta del 17 dicembre, restituisce l’immagine di un settore che vale complessivamente 20,4 miliardi di euro, pari allo 0,95% del PIL. Un dato che conferma la rilevanza economica del comparto ma, soprattutto, mette in evidenza dinamiche ormai consolidate: la crescita dei grandi operatori digitali globali e la progressiva flessione dei principali gruppi media italiani.
In attesa della delibera di dettaglio, il primo elemento che emerge con chiarezza è il peso della pubblicità online, che raggiunge i 7 miliardi di euro, rappresentando il 34,7% del Sic e registrando una crescita a doppia cifra (+12,2%). Il divario rispetto alla raccolta pubblicitaria sui mezzi “tradizionali” – ferma a circa 5 miliardi – si amplia ulteriormente, segnalando uno spostamento ormai strutturale delle risorse verso l’ecosistema digitale, dominato da piattaforme globali.
Sul piano della distribuzione delle quote, nessun operatore supera il 20% del totale, ma il dato più significativo è la progressiva riduzione del gap tra i primi due soggetti: la Rai mantiene la leadership con il 12,3% delle risorse complessive, pur in calo rispetto al 2022, mentre Alphabet/Google consolida il secondo posto con l’11,8%, in crescita. È un segnale non solo simbolico, ma sostanziale, del ri equilibrio in atto tra servizio pubblico e big tech.
I principali gruppi media italiani mostrano invece una dinamica di arretramento: Fininvest e Comcast/Sky restano sotto il 10% e perdono quote, così come Cairo Communication e GEDI, penalizzati dalla crisi dell’editoria cartacea e dalla stagnazione della pubblicità lineare. All’opposto, le piattaforme online rafforzano il proprio peso: Meta/Facebook supera l’8%, Amazon cresce fino al 4,5%, mentre Netflix e DAZN consolidano la loro presenza nel perimetro del Sic superando per peso sul SIC molti operatori nazionali.
Tabella 1: Principali soggetti operanti nel Sic (% sul totale: 2023)
| Incidenza sul totale Sic | Variazione p.p. 2022- 2023 | |
| Rai | 12,3% | -0,7 |
| Alphabet/Google | 11,8% | +0,4 |
| Fininvest | 9,4% | -0,4 |
| Comcast/Sky | 9,2% | -0,7 |
| Meta/Facebook | 8,6% | +1,0 |
| Amazon | 4,5% | +0,8 |
| Netflix | 3,3% | +0,1 |
| Cairo Communication | 3,2% | -0,3 |
| DAZN | 2,4% | +0,5 |
| GEDI Gruppo Editoriale | 2,3% | -0,4 |
| Warner Bros. Discovery | 1,2% | -0,03 |
| Telecom Italia | 1,1% | +0,1 |
| Altri | 30,7% | -0,3 |
| Totale | 100,0% |
Anche l’analisi per aree di attività conferma il trend. I servizi audiovisivi e radiofonici restano la componente principale, ma in lieve flessione, mentre l’editoria elettronica e la pubblicità online si avvicinano al 36% del totale. L’editoria scende al 14%, evidenziando una crisi strutturale.
Nel complesso, il Sic 2023 descrive un sistema in trasformazione profonda, in cui la crescita dei grandi operatori tecnologici globali procede parallelamente all’indebolimento dei media nazionali.
Un quadro che pone interrogativi rilevanti in termini di pluralismo, sostenibilità industriale e regolazione. Come indicato di recente, la valutazione del SIC è soggetta a revisione attraverso l’introduzione di un nuovo mercato relativo alle piattaforme digitali e una nuova segmentazione dei mercati esistenti. La nuova valorizzazione annuale si applicherà “a partire dalla chiusura contabile 2026”.

