I media e la libertà, dove va l’informazione.

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Pluralismo, equo compenso dei contenuti giornalistici e alfabetizzazione mediatica sono le priorità individuate da Giacomo Lasorella, Presidente dell’Agcom, nell’intervento alla presentazione del 20esimo Rapporto Censis sulla Comunicazione, “I media e la libertà” presso la biblioteca del Senato a Roma. Le considerazioni sono anche a valle della pubblicazione dell’Osservatorio annuale sul sistema dell’informazione, prima edizione, redatto da Agcom, appena pubblicato. La riflessione sul ruolo dei media, intesi come mediatori responsabili, soprattutto per i contenuti informativi è alla base delle riflessioni sul Rapporto.

Il Presidente Lasorella ha sottolineato che “media e libertà sono un binomio imprescindibile, nonché ineludibile per il fondamento nel nostro quadro costituzionale.  Si tratta di garantire pari concorrenza nell’esercizio del diritto all’informazione, pluralità e pari concorrenza di voci sono capisaldi dell’esercizio del diritto dall’informazione, come sancito in alcune sentenze storiche“, di cui ne cita una. “I principi fondanti del nostro Stato esigono che  la nostra democrazia sia basata su una libera opinione pubblica che è in grado di svilupparsi attraverso la pari concorrenza di tutti alla formazione della volontà generale”. “L’ imperativo costituzionale è che il diritto all’informazione garantito dalla Costituzione venga qualificato e caratterizzato, tra l’altro, dal pluralismo delle fonti cui attingere conoscenze, così da porre il cittadino in condizioni di compiere le proprie valutazioni tenendo presenti i diversi punti di vista gli orientamenti culturali e politici”(C. Cost. 112/1993). “Si sono trasformati gli strumenti, ma questo è uno dei temi fondamentali della democrazia” sostiene Lasorella,” il rapporto ci dice che oramai Internet compete quasi ad armi pari con la televisione, quale fonte informativa principale, la televisione, che è diventata multipolare tiene in qualche modo, così come tiene per le sue peculiarità la radio, mentre invece crolla drammaticamente il consumo di informazione sui quotidiani. Il Presidente ha annunciato che si sta lavorando a livello europeo, attraverso i regolamenti DSA, DMA, e MFA in fase di attuazione, e Agcom ha un ruolo di rilievo all’interno dell’EBMS (European Board of Media Services) e dei Working Group tematici appena istituiti. “Ma c’è da offrire pari condizioni su internet al lavoro giornalistico anche dal punto di vista della valorizzazione dei contenuti diffusi. A questo riguardo, indica Lasorella, si attende la sentenza della Corte di Giustizia che vede Facebook opposta ad Agcom per l’applicazione delle delibera N.3/23/CONS relativa all’equo compenso per i contenuti giornalistici da parte delle piattaforme, sentenza che si avvia ad essere landmark a livello europeo. Alla recente presentazione degli Stati Generali dell’Informazione in Francia, al suo secondo anno, la prima misura concreta proposta è stata quella di fare del pensiero critico, dell’educazione ai media a scuola, una priorità. La seconda è quella di neutralizzare la disinformazione con una campagna di sensibilizzazione preventiva in larga scala. “Si tratta di uno sforzo a cui sono chiamate tutte le istituzioni. In Italia ci sono molte iniziative singole, ma bisogna lavorare in maniera coordinata” ha concluso il Presidente.

CENSIS, MAGGIORI EVIDENZE

Nel 20° Rapporto sulla comunicazione del Censis promosso da Mediaset, Rai, Intesa Sanpaolo e Tv2000, si conferma il protagonismo dei mezzi online, ma anche la capacità di alcuni media di continuare ad attrarre pubblico e affezione di massa. Ci riferiamo in particolare alla televisione, guardata nel 2024 dal 94,1% degli italiani, ma la radio cresce su tutte i mezzi e le piattaforme distributive e nel gradimento del pubblico.

TV PRIMO MEZZO. La tv è stata guardata nel 2024 dal 94,1% degli italiani. A eccezione di una lieve contrazione della tv digitale terrestre (-1,8%), infatti, aumentano gli utenti di tutte le televisioni: nei 2024 la tv satellitare raggiunge il 47,7% (+2,6%), la web tv sale al 58,4% (+2,3%) e la mobile tv si consolida con i135,0% dell’utenza (+1,4%). I radioascoltatori sono il 79,1%: la radio tradizionale subisce un piccolo rialzo passando dal 45,6% di utenza al 46,8%. Stesso aumento dell’1,3% per la radio mobile che giunge al 25,4%, mentre l’autoradio resta la modalità più seguita (68,9%).

LA RADIO CRESCE, ANCHE NELL’AFFFIDABILITA’ PERCEPITA. A colpire sono i dati sulla radio, che già nel rapporto del 2020 il Censis definiva come la più capace «di rigenerarsi e di proporsi su piattaforme diverse». Nel 2024 i radioascoltatori sono stati il 79,1% della popolazione, quindi in Italia quattro su cinque cittadini ascoltano la radio confermando la gigantesca centralità nell’intrattenimento e nell’informazione. Più dettagliatamente, gli ascoltatori di radio tradizionale passano dal 45,6% al 46,8% (+1,3%), quelli di radio mobile arrivano al 25,4% degli ascoltatori (anche qui un bel 1,3%) mentre l’autoradio continua a essere il mezzo preferito da chi sceglie questo media (69,9). Al di là della sua vocazione adattativa alle nuove tecnologie,  i cittadini valutano la radio come un polo informativo affidabile.

INTERNET, CRESCONO I SOCIAL. 9 su 10 italiani utilizzano Internet  (90,1% +1% rispetto al 2023) cifra che sostanzialmente si sovrappone con quanti utilizzano gli smartphone, anch’essi in crescita cresciuti dell’1,2%, per raggiungere l’89,3%. Nell’utilizzo di Internet spicca la  crescita dei social network, di oltre 3 pp nell’ultimo anno, passando dall’82% all’85,3% (+3,3%).

CARTA PIANGE. Si conferma la crisi della carta stampata (-45,3% dal 2007), calano quotidiani al 21,7% e i settimanali  al 18,2%, stabili i mensili al 16,9%. Stabili gli utenti dei quotidiani online salgono del 2,9% quanti utilizzano i siti web d’informazione (dal 58,1% al 61,0%).

INFLUENCER, IMPATTO DEL PANDORO GATE? Il Censis rileva anche la prima crisi degli influencer. L 171,2% della popolazione afferma di non aver mai seguito gli influencer (51,4% tra i più giovani). Il 134,4% dei 14-29enni dichiara di aver cambiato atteggiamento verso i macro-influencer a seguito del Pandoro Gate, mentre per il 14,3% questo episodio non ha determinato una frattura tale da alimentare un abbandono degli influencer in generale.

GIOVANI, IL SOPRASSO DI INSTAGRAM NEI SOCIAL. Si consolida l’impiego delle piattaforme legate all’immagine tra i giovani  (14-29 anni). Il 2024 registra il sorpasso di Instagram, primo per utilizzo (78,1%), seguito da YouTube (77,6%) TikTok (64,2%), frequentata dal 35,% della popolazione totale. I giovani sono anche molto presenti sulle piattaforme di messaggistica (quasi totalmente rappresentati su WhatsApp con l’87,4%, ma rilevanti anche su Telegram, 42,9%) e sulle “multipurpose”  come Amazon (60,1%). La spesa delle famiglie privilegia i dispositivi digitali.

SI FERMANO I LIBRI. Nel 2024 si arresta il trend in crescita dei libri: i lettori di libri cartacei, che erano Il 45,8% nel 2023, scendono del 5,6% arrivando a quota 40,2%. Non si sbloccano gli e-book, fermi al 13,4%

Ma forse l’aspetto più interessante è nelle sfumature che emergono dai questionari. Navigando la sintesi del rapporto, si parla di:

  • economia dell’attenzione e bulimia informativa – secondo la rilevazione del Censis sui tempi di fruizione delle informazioni e i media, il 77,4% degli italiani pensa che i nuovi media e i relativi algoritmi riducano sensibilmente i tempi di attenzione e il 79,6% che i tempi di attenzione si siano ridotti perché l’immagine vince sulla parola;
  • libertà di espressione e limiti che i social media devono o non devono applicare per contenere i fenomeni di istigazione all’odio, di discriminazione o la pubblicazione di contenuti che offendano le persone o alimentino climi di violenza e conflittuali: il 55,9% degli intervistati ritiene che i social media dovrebbero permettere ai propri utenti di esprimersi liberamente su qualsivoglia argomento e in qualsiasi modo, senza restrizioni sui contenuti, ma il restante 40,4% del campione considera necessario l’introduzione di limiti alla libertà di espressione.

A fronte dello scollamento progressivo tra cittadini e flussi informativi, l’informazione tradizionale presenta valori ancora in linea con quella digitale: 6 italiani su 10 reputano che tv, radio e quotidiani non siano più così imprescindibili: ma il restante 49,3% non li considera superflui. All’opposto, fra i giovani dai 14 ai 29 anni, il rifiuto nei confronti dei media tradizionali raggiunge il 70,3%, 7 su 10.

Ma tutta l’informazione – tradizionale e non – sembra comunque interessare, e in definitiva l’ecosistema informativo appare in continua evoluzione, le nuove modalità di fruizione si affermano senza determinare una cesura netta con il tradizionale, né una frattura radicale con i modelli consolidati di consumo e verifica delle notizie.

Il processo di acquisizione delle informazioni è sicuramente più complesso, e va oltre la periodicità/assiduità di accesso alle notizie: quasi 6 italiani su 10 le consultano e almeno una volta al giorno, ma nei 14-29enni le percentuali, nuovamente, si ribaltano, 7 su 10 non lo fanno.

Infine tra quanti consultano quotidianamente le notizie, la televisione si conferma il mezzo maggiormente utilizzato nell’arco delle ventiquattro ore, ad eccezione del momento che precede il riposo notturno, quando viene sostituita dai social network (51,8%). La flessione fisiologica che accomuna tutti i media tradizionali intacca, ma non compromette, la centralità del telegiornale, che da decenni si conferma al primo posto tra le fonti d’informazione. Il telegiornale dal 2021 ha perso ben 12,4 punti percentuali, ma dal 2023, sembrerebbe aver raggiunto una relativa stabilità.

Oggi le prime cinque fonti di informazione più utilizzate dagli italiani sono: i telegiornali (47,7%), Facebook (36,4%), i motori di ricerca su internet (23,3%), le televisioni all news, come RaiNews24, Tgcom24 e SkyTg24 (18,9%), e infine i siti web di informazione (17,2%). Appena sotto questa classifica troviamo Instagram (16,7%), YouTube (15,5%) e TikTok (14,4%).

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