Nella presentazione romana dell’Annuario della Televisione “Multipolarità. Televisione e streaming verso il mercato maturo” presso la Biblioteca del Senato si conferma la resilienza della televisione italiana, stabile e diversificata sul piano dell’offerta e delle formule distributive e unicum a livello europeo. La novità rispetto alla prima presentazione è che l’offerta declinata sulle piattaforme digitali, in termini di consumi, è ora pienamente conteggiata nello standard di misurazione Total Audience. Giunto alla sua quarta edizione, l’Annuario della televisione è curato da Massimo Scaglioni, Professore ordinario di Storia ed economia dei media e Direttore del Ce.R.T.A. (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi) presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Al volume Confindustria Radio Televisioni ha contribuito con il capitolo dedicato all’offerta dei canali TV nazionali ad opera di Andrea Veronese, Ufficio Studi CRTV (si veda anche qui).
La presentazione è stata arricchita da un primo sguardo alle evoluzioni che stanno caratterizzando il 2025, e dall’intervento di autorevoli interlocutori.
Fra questi Barbara Floridia, Presidente della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ha detto che la ricerca documenta la trasformazione del servizio pubblico rispetto al quale è necessario aprire un dibattito sul ruolo e stanziare nuove risorse. “È importante anche riflettere su come sta evolvendo il modo di informarsi e intervenire con normative adeguate a disciplinare il digitale, inclusa la sovranità del singolo rispetto ai propri dati, educando gli individui alla consapevolezza“, ha aggiunto.
Per Giacomo Lasorella, Presidente AGCOM il settore dell’informazione si trova ad affrontare un vero e proprio sovraccarico e la sfida primaria consiste nel garantire elevati standard di qualità e l’affidabilità delle fonti. Il commento arriva a valle della pubblicazione dell’Osservatorio annuale sul sistema dell’informazione, indagine Agcom che sembra certificare il sorpasso delle fonti online su quelle tradizionali. I player televisivi devono ritagliarsi il proprio spazio, oltre che con l’autorevolezza, con la possibilità di rivolgersi a un pubblico differenziato. Se il regolatore deve garantire un equilibrio del mercato, occorre investire sull’alfabetizzazione digitale, elemento chiave per una maggiore consapevolezza dei cittadini rispetto al mondo digitale.
Venendo ai dati “Nel complesso, nelle ultime tre annualità, il dato di consumo medio di Tv in Italia si attesta stabilmente sugli 8,8 milioni di spettatori nell’intero giorno, ovvero nelle 24 ore” dichiara Massimo Scaglioni, Direttore del Ce.R.T.A. (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi). Si conferma la resilienza della TV anche grazie alla crescita del consumo in streaming e alla misurazione della Total Audience. I dati dell’ultimo semestre (da settembre 2024 a febbraio 2025) indicano un lieve calo del lineare (-1,2% rispetto a un anno fa) mitigato dall’apporto dei consumi digitali, + 6% dallo scorso anno.
Nel 2024 il contributo dei consumi digitali è stato del 3,8% sul Totale TV riconosciuto. L’Italia si conferma un unicum a livello internazionale, con un tempo di visione media giornaliero che si attesta a 3 ore e 24 minuti: il valore più elevato tra i principali mercati internazionali, e anche l’unico dato in crescita (+2 minuti) rispetto al 2023.
Lato output produttivo e dati d’ascolto emerge un mercato sempre più articolato, con una crescente rilevanza dei “terzi poli” alle spalle di Rai e Mediaset. Warner Bros. Discovery, Sky e La7 hanno rafforzato la loro presenza.
A livello di contenuti originali sono 20.000 le ore di prodotto first- run prodotte ogni anno tra scripted (fiction) e unscripted (intrattenimento).
La sostanziale stabilità dei consumi televisivi, sempre più omogenei nelle diverse coorti generazionali, è stata rimarcata anche da Fabrizio Angelini Sense makers che sottolinea che a fianco di consumi televisivi pressoché costanti emergono primi segnali di riequilibrio generazionale (diete mediatiche e digital divide).

La variabile generazionale in rapporto ai device utilizzati indica che il tempo dedicato allo schermo televisivo (incluse le tv connesse) si attesta al 68% per i 18+, scende al 41% nella fascia 18-24 dove la quota maggioritaria è dedicata agli small screen – mentre sale fino al 75% nel segmento 45+.
Le tv connesse risultano centrali nel trainare i consumi digitali, con un incremento del +41% tra 2023 e 2024 nel tempo di visione dedicato ai contenuti on demand.
A inizio 2025, si contano 20,7 milioni di tv connesse – un incremento di 2,4 milioni di apparecchi sull’anno precedente, secondo i dati della Ricerca di Base Auditel – per una reach mensile di 34 milioni di individui.

Per quel che riguarda invece la quota di traffico Non Riconosciuto su smart tv, questa oscilla tra il 29% e il 32% del Totale Tv Screen nel periodo gennaio 2024-febbraio 2025, con una reach giornaliera arrivata al 39% sulle sole CTV.
Il video integrale dell’evento si può visionare a questo link.