Nel decreto attuativo della delega fiscale, approvato dal Consiglio dei ministri sulla fiscalità internazionale, è stata recepita la global minimum tax di ispirazione UE/OCSE.
Come noto, la Global Minimum Tax è un’imposta del 15% che rientra nella riforma fiscale decisa a livello Ocse per grandi gruppi multinazionali o nazionali, con ricavi consolidati non inferiori 750 milioni di euro per “ridurre le possibilità di erosione della base imponibile e di trasferimento degli utili”.
La global minimum tax rende esecutivo il secondo pilastro, che l’Unione europea aveva a sua volta inserito nella direttiva 2022/2053, recepita nella delega fiscale licenziata dal Cdm. La direttiva determina le modalità tramite le quali i principi dell’aliquota fiscale effettiva del 15% saranno applicati nell’Ue. In Italia la tassa entrerà in vigore dal 1° gennaio 2024. Il versamento dell’imposta integrativa avviene mediante: la regola generale dell’imposta minima integrativa; la regola secondaria dell’imposta minima suppletiva; e la regola prioritaria dell’imposta minima nazionale, quest’ultima una facoltà prevista dalla direttiva (e applicata dall’Italia). Per il primo esercizio di applicazione delle nuove regole (esercizio transitorio) il termine è differito al 18° mese successivo. Il decreto prevede anche un sistema semplificato per le controllate estere con bilancio certificato.
La riforma si basa anche su un primo pilastro, che prevede un nuovo sistema di imposizione delle multinazionali alle giurisdizioni in cui sono realizzati gli utili (non solo, quindi della sede legale), applicabile alle grandi aziende con un fatturato sopra i 20 miliardi di euro e una redditività superiore al 10 per cento. L’organizzazione internazionale stima che la riforma genererà tra i 17 e i 32 miliardi di dollari di entrate fiscali aggiuntive.
Il primo pilastro è quello più difficile da applicare anche perché prevede che il 25% dei profitti oltre il margine del 10% siano ri-attribuiti ai Paesi dove le aziende vendono i loro prodotti e servizi, indipendentemente dalla presenza fisica nel territorio. Tale misura, in sede europea, è ferma a una proposta di decisione che non ancora adottata del Consiglio. Inoltre la convenzione multilaterale di attuazione, approvata dall’Ocse lo scorso 11 ottobre non è ancora stata aperta alla firma degli Stati – sono circa 140 i Paesi che hanno partecipato negoziati, fra gli scettici, Brasile, India e Colombia: inizialmente si puntava a varare l’intesa entro fine 2023, in una nota del 18 dicembre, l’OCSE dichiara di puntare a raggiungere un ampio consenso e una finalizzazione del testo entro marzo 2024 per la firma entro giugno.