Allineamenti e differenze dell’informazione italiana rispetto all’indagine globale. Il Digital News Report 2024 si arricchisce quest’anno di una prima edizione nazionale del rapporto globale. Rispetto al country report della ricerca comparata (si v. articolo dedicato), l’edizione italiana intende “posizionare l’Italia all’interno del grande cambiamento dell’informazione a livello globale permettendo di cogliere riflessi importanti delle nostre specificità demografiche e culturali e, soprattutto, di intravedere probabili approdi del sistema interno alla luce di quanto accaduto fuori dai confini nazionali” recita la prefazione. Il Digital News Report Italia, oltre a fare delle tarature che rendono più efficace l’analisi nazionale, ospita sei focus, fra i quali ad es. il racconto della diversità nell’informazione italiana. Riportiamo di seguito alcune evidenze. Il rapporto è stato presentato il 17 giugno, a Torino, presso il Museo della Radio e della Televisione della Rai, che ha patrocinato il progetto dell’Università di Torino insieme all’Ordine dei giornalisti. Il Rapporto, cui rimandiamo per i dettagli, è ricco di dati e spunti di riflessione, di seguito riportiamo le maggiori evidenze in un’ottica di allineamenti/disallineamenti rispetto al rapporto globale.
Meno interesse più frequenza. L’interesse degli italiani nei confronti delle notizie è diminuito significativamente, dal 74% del 2016 al 40% del 2024. Questo trend è in linea con gli altri Paesi del rapporto principale. A fronte di questo interesse in calo, gli italiani spiccano per la frequenza di consultazione delle notizie: il 63% degli intervistati accede all’informazione giornalistica più volte al giorno, solo il 4% si informa meno di una volta alla settimana.
Online, fonte popolare ma non principale. Se si considerano tutti i media usati settimanalmente per informarsi, le fonti online sono quelle più popolari (usate dal 69% degli intervistati). Cercando invece la principale fonte d’informazione, la televisione conferma il proprio primato (50%), seguita dalle fonti online (43%) e, a maggior distanza, dalla stampa cartacea (4%) e dalla radio (4%). La crescita delle fonti online negli ultimi anni è stata costante, come lo è stato il declino della televisione e c’è un gap generazionale, i più giovani usano maggiormente i social media, mentre la televisione è il canale privilegiato tra i più anziani e tra chi si colloca politicamente a destra.
L’accesso online è mediato dalle piattaforme. Il 49% degli intervistati accede alle notizie principalmente in modo “mediato”, tramite motori di ricerca, social media, o aggregatori come Google News che presentano link a notizie prodotte da diverse testate. Nonostante la crescita iniziale, la popolarità dei social media come modalità per accedere alle notizie ha subito un rallentamento, registrando un calo dopo il picco del 2020.
La “sfiducia mediterranea“. Solo un intervistato su tre si fida delle notizie. La scarsa fiducia degli italiani è in linea con gli altri paesi dell’Europa mediterranea, ma è inferiore a quanto registrato in Europa occidentale e, soprattutto, settentrionale.
Non schierato è meglio. Le testate che godono di maggior fiducia da parte degli italiani sono quelle “meno schierate” e capaci di parlare a un pubblico ampio e diversificato.
La disinformazione online non preoccupa gli italiani. Gli italiani si sentono meno in difficoltà rispetto agli utenti di altri paesi nel distinguere le notizie affidabili da quelle false sulle piattaforme social e di messaggistica. Tuttavia la piattaforma che, da questo punto di vista, risulta maggiormente problematica è TikTok, seguita da X (Twitter) e Facebook.
Troppe notizie, le evito. La tendenza a evitare intenzionalmente le notizie (news avoidance) è cresciuta anche in Italia, sebbene non ai livelli di paesi come il Regno Unito e gli Stati Uniti. Quasi la metà degli italiani (41%) si sente sopraffatto e sfinito dalla quantità di notizie, un aumento significativo rispetto al 28% del 2019.
Capire, più che sapere. Quantità e qualità della notizia. Fra gli spunti di interesse dell’indagine la constatazione che se essere aggiornati su quello che accade è considerato importante dalla maggior parte degli italiani, in molti ritengono che questo bisogno sia già ampiamente soddisfatto dall’offerta informativa esistente. La priorità è invece più marcata per le notizie che aiutano a capire meglio L’analisi dei bisogni informativi del pubblico italiano rivela infine come fra gli ambiti di intervento per cui è richiesto tale approfondimento sono le notizie locali, quelle su ambiente e cambiamento climatico, le salute mentale e benessere e le notizie internazionali.
La testata è tg/all news o nativa digitale. Le testate più utilizzate offline sono prevalentemente telegiornali o reti all news, a ulteriore conferma dell’importanza del mezzo televisivo in Italia per l’informazione. Ma nuove testate native digitali come Fanpage hanno conquistato posizioni di rilievo, sorpassando in alcuni casi i big dell’informazione tradizionale.
Bassa propensione a pagare. Solo il 10% lo ha fatto nell’ultimo anno, in leggera diminuzione rispetto al 12% del 2023. Una curiosità, sono i giovani e quelli più interessati alla politica i più propensi a pagare per fruire notizie online. C’è forse un tema di prezzo, si constata che la diffusione delle testate online dei principali quotidiani italiani è diminuita fortemente, probabilmente a causa della crescente implementazione di paywall.
Intelligenza artificiale, (non è) questa sconosciuta: i distinguo degli italiani. La consapevolezza degli italiani rispetto ai recenti sviluppi dell’intelligenza artificiale (IA) è piuttosto elevata rispetto ad altri Paesi. Pur con alcune perplessità, gli italiani, sono meno preoccupati dell’impiego dell’IA nel giornalismo e ne apprezzano l’utilizzo come ausilio al lavoro dei giornalisti. L’utilizzo dell’IA nella produzione di notizie genera maggiore preoccupazione per temi sensibili come politica, criminalità, economia e cronaca locale,.
Demografia del consumo social. Calo notevole di Facebook per il consumo di news i (dal 56% al 37%), tracollo (dal 57% al 24%) tra gli under 35 . Anche X (Twitter) continua il suo declino: in soli 6 anni, il numero di utenti che lo utilizzano per informarsi si è dimezzato, passando dal 10% al 5%, che però diversamente da Facebook, è più popolare tra i più giovani. In ascesa Instagram, usata per le notizie dal 20%, mentre TikTok cresce rapidamente specialmente tra gli under 35, passati dal 4% al 12% in quattro anni.
I nuovi referenti delle news online. Testate e i giornalisti alternativi o minori sono tra le fonti predilette tra chi si informa sui social media. Anche le persone comuni sono particolarmente rilevanti, in particolare su TikTok. Testate e giornalisti mainstream, così come i politici, sono ancora rilevanti su X (Twitter), ma perdono terreno sulle altre piattaforme.
La notizia deve essere (video)breve. Facebook rimane la principale piattaforma per fruire video di notizie online (27%), seguito dai siti e dalle app di chi le notizie le produce (22%) e da YouTube (20%). I video brevi sono il formato più utilizzato. Il 23% ne fruisce quotidianamente e il 41% almeno una volta a settimana.
La lenta crescita dei podcast. Nonostante il recente aumento dell’offerta di podcast, solo il 32% ha ascoltato almeno un podcast nell’ultimo mese, dato in leggera crescita negli ultimi due anni.
Fra i focus segnaliamo quello relativo alla digitalizzazione delle redazioni tradizionali, dove il rapporto ravvisa un ritardo non tanto nella produzione e organizzazione del lavoro – avanzatissima, per es. presso i broadcaster radioTV – ma nella professionalizzazione digitale dei giornalisti, che richiede non solo e non tanto una digitalizzazione degli strumenti, ma dell’approccio alla notizia. Le esigenze del pubblico, come abbiamo visto, di avere strumenti di comprensione e navigazione di una realtà complessa e in rapida evoluzione. Si segnalano anche il focus relativo al servizio pubblico radiotelevisivo e all’informazione sul territorio, grossa sfida e opportunità per il consumo informativo digitale.
Ricordiamo che il rapporto ricalca la metodologia utilizzata dal Digital News Report globale del Reuters Institute – con qualche taratura diversa sul campione e su alcune domande; e che, trattandosi di sondaggi online, tende a sotto-rappresentare le fasce di popolazione anziane e meno abbienti, a sovra-rappresentare le abitudini di consumo di notizie online e sotto-rappresentare l’utilizzo tradizionale offline.
				
															

