Certificato di agibilità per i lavoratori dello spettacolo

INPS-img

Condividi l'articolo

Ruolo di Confindustria Radio Televisioni nel rappresentare l’istanza di semplificazione normativa. Il certificato di agibilità, istituito con il D.Lgs.C.P.S. 708/1947 e successivamente modificato, ha rappresentato per decenni uno strumento di garanzia per i lavoratori dello spettacolo, volto ad assicurare la regolarità contributiva dei datori di lavoro. In origine rilasciato dall’ENPALS e oggi gestito dall’INPS attraverso i flussi UNIEMENS, il certificato era richiesto a una vasta platea di imprese del settore, fra cui le emittenti radiotelevisive, con l’obiettivo di tutelare gli artisti e prevenire omissioni nei versamenti previdenziali. Con il tempo, tuttavia, l’adempimento si è trasformato in un meccanismo eccessivamente gravoso e ridondante. Interpretazioni restrittive dell’ENPALS e successive pronunce giurisprudenziali hanno imposto il rilascio del certificato anche in relazione a programmazioni continuative o a lavoratori assunti a tempo indeterminato, con un aggravio burocratico sproporzionato: il datore di lavoro si trovava a dover ripetere adempimenti frequenti e inutili, poiché molte delle informazioni richieste erano già a disposizione dell’INPS tramite altri canali. In questo quadro si inserisce l’azione costante di CRTV, che ha svolto un ruolo determinante nel promuovere un processo di semplificazione normativa, riportando al centro l’esigenza di garantire una disciplina più snella e funzionale.

Un primo passo si è avuto con la Legge di Bilancio 2018, che ha escluso dall’obbligo del certificato i lavoratori subordinati, a condizione che le imprese avessero regolarmente adempiuto ai versamenti contributivi. Restava tuttavia l’obbligo, con regole non sempre chiare, per i lavoratori autonomi. Dinanzi alle contraddizioni normative e alle incertezze applicative di tali norme, l’Associazione è nuovamente intervenuta, sollecitando un ulteriore intervento legislativo. Le richieste hanno trovato accoglimento nel cosiddetto “Decreto Semplificazioni(DL 135/2018), che ha confermato l’esclusione per i lavoratori subordinati e ha limitato l’obbligo ai soli lavoratori autonomi rientranti nelle categorie previste dal decreto legislativo originario. Tuttavia, pur segnando un avanzamento, la norma continuava a presentare profili critici, soprattutto nella mancata retroattività delle disposizioni più favorevoli. Tale lacuna ha alimentato contenziosi e dato origine a interpretazioni non uniformi, in aperto contrasto con l’obiettivo di semplificazione perseguito dal legislatore.

Con ordinanza del 16 agosto 2025, le Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione hanno sollevato questione di legittimità costituzionale sull’art. 1, comma 1097, della Legge di Bilancio 2018, nella parte in cui non prevede l’applicazione retroattiva dell’esenzione per i lavoratori subordinati. Secondo i giudici, la mancata estensione della disciplina più favorevole anche ai procedimenti pendenti si porrebbe in contrasto con il principio di uguaglianza (art. 3 Cost.) e con gli obblighi internazionali derivanti dalla Convenzione EDU e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che sanciscono l’applicazione della sanzione più lieve anche in ambito amministrativo assimilabile a quello penale. La questione è ora rimessa alla Corte costituzionale, il cui pronunciamento sarà determinante per chiarire definitivamente l’ambito di applicazione della norma e per garantire uniformità di trattamento.

In tutte le fasi di questa complessa vicenda, Confindustria Radio Televisioni ha svolto una funzione di stimolo e rappresentanza, portando avanti con coerenza le istanze delle imprese e degli operatori del settore. La richiesta di una disciplina chiara e proporzionata non è stata orientata alla riduzione delle tutele, bensì alla loro effettiva attuazione attraverso strumenti semplici, trasparenti e coerenti con l’evoluzione tecnologica e gestionale del sistema previdenziale. L’impegno dell’Associazione ha permesso di porre all’attenzione del legislatore e delle istituzioni la necessità di superare rigidità e formalismi, evitando che la tutela dei lavoratori si traduca in meri adempimenti burocratici privi di reale utilità. La stessa questione di legittimità costituzionale oggi in discussione conferma la centralità di un approccio normativo fondato sulla ragionevolezza, sulla proporzionalità e sulla certezza del diritto.

La vicenda del certificato di agibilità rappresenta un caso emblematico di come la normativa, pur animata da finalità condivisibili, rischi di generare inefficienze quando non sia accompagnata da strumenti adeguati e da interpretazioni coerenti. L’azione dell’Associazione ha contribuito in modo decisivo a correggere tali storture, ponendo le basi per un sistema più semplice e razionale. Ora spetta alla Corte costituzionale dare un ulteriore segnale in questa direzione, con l’auspicio che si affermi definitivamente un modello normativo che sappia coniugare la tutela dei lavoratori con l’esigenza di semplificazione e di certezza per le imprese.

Articoli correlati