“Il futuro della televisione dipenderà dall’equilibrio tra broadcasting e streaming, tra offerta lineare e personalizzata, tra tecnologie digitali e responsabilità editoriale. Centrale sarà la sostenibilità economica: servono risorse certe e regole chiare per garantire crescita e innovazione. Ma è solo garantendo l’accesso universale ai contenuti editoriali a tutti gli individui, indipendentemente dalle loro abilità fisiche, sensoriali o cognitive, e quindi dalla loro familiarità con la tecnologia, che possiamo davvero assicurare la libertà di informazione e nutrire un confronto autentico nella società, dove ogni voce possa trovare spazio e contribuire al dibattito democratico e alla crescita valoriale del sistema Paese”. Questo il messaggio politico di Antonio Marano, presidente di Confindustria Radio televisioni nel suo keynote speech all’evento HD Forum/MAF2025, che si è aperto oggi a Milano.
Il tema è quello della prominence dei contenuti televisivi: sul digitale terrestre i broadcaster hanno sempre beneficiato di visibilità immediata grazie all’ordinamento dei canali (LCN) e alle abitudini consolidate degli spettatori. Tuttavia, con la diffusione delle Smart TV (56% del totale parco TV di cui il 47% effettivamente collegate), il televisore è diventato un terminale connesso a Internet. L’interfaccia principale è un “hub” che aggrega contenuti da DTT, app di streaming e servizi on-demand, dove i canali televisivi sono spesso collocati in posizioni secondarie rispetto alle app degli OTT. “I produttori di dispositivi e i gestori dei sistemi operativi possono stipulare accordi con gli OTT, che garantiscono loro posizionamenti privilegiati, pulsanti dedicati sui telecomandi o preinstallazioni di app. I broadcaster, privi dello stesso potere negoziale, rischiano di essere marginalizzati persino sui terminali che storicamente li caratterizzano” ha detto Marano “Ma le attività dei broadcaster, vincolate da obblighi ben definiti – quali responsabilità editoriale, inclusione, pluralismo dell’informazione, investimenti nella produzione, remunerazione del diritto d’autore – sono classificate come servizi di interesse generale (SIG), in quanto considerate essenziali dalle autorità pubbliche. Il Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi ha rafforzato questo riconoscimento all’articolo 29, recependo la nuova direttiva SMAV e garantendo rilievo adeguato ai “servizi audiovisivi e radiofonici di interesse generale, indipendentemente dalla piattaforma utilizzata”.
Chiamato a parlare delle strategie di innovazione del settore radiotelevisivo, il Presidente ha anche ricordato come queste passino dalla centralità del digitale terrestre in evoluzione verso il DVBT-2; dalla tutela dell’uso esclusivo delle frequenze (banda sub 700) a livello internazionale e dello sviluppo tecnologico della piattaforma verso il 5G broadcast. Ma anche da norme certe a livello UE sulla concorrenza con gli OTT e gli streamer, dominanti su risorse e utilizzo dei big data: “senza tali regole non si può parlare di sostenibilità, sviluppo, innovazione dei servizi di interesse generale”.
Milano, 8 ottobre 2025
LInk al PDF del comunicato