IPTV illegali, nuovo blitz. CRTV, copyright per combattere la criminalità

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Un milione e mezzo di utenti con abbonamenti illegali oscurati, azzerato l’80 per cento del flusso delle IPTV illegali che garantivano ad una associazione criminale un introito illecito di circa 15 milioni di euro al mese: sono i dati dell’operazione “Black Out” con la quale la Polizia postale ha indagato 45 persone per associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico, frode informatica, riproduzione e diffusione a mezzo Internet di opere dell’ingegno.

L’attività fraudolenta che consta di circa 1.500.000 di utilizzatori, che pagano €10 al mese, ha prodotto un volume d’affari per la criminalità pari a € 15.000.000 mensili, ed al contempo ha determinato un ben superiore mancato introito per i fornitori di servizi televisivi a pagamento” recita la nota stampa della Polizia di Stato “un giro di affari illegale per milioni di euro in danno di Sky, DAZN, Mediaset, Netflix e altri. I provvedimenti sono stati eseguiti in diverse città italiane e sono stati impiegati nell’operazione più di 200 specialisti provenienti da 11 Compartimenti regionali della Polizia postale sul territorio di 18 province, che hanno smantellato la complessa infrastruttura criminale, sia sotto il profilo organizzativo che tecnologico”.

L’attività investigativa ha messo in luce la presenza su Telegram, in vari social network e in diversi siti di bot, e la pubblicizzazione della vendita, sul territorio nazionale, di accessi per lo streaming illegale di contenuti a pagamento tramite IPTV delle più note piattaforme. Elementi che devono far riflettere nel momento in cui si attendono i decreti attuativi che completano il recepimento della direttiva copyright in Italia.

Confindustria Radio Televisioni, da sempre in prima linea nella tutela del diritto d’autore, ha accolto con favore le soluzioni, per quanto di compromesso, contenute nella direttiva e non ha mancato di sottolineare che l’attività creativa del settore radiotelevisivo deve essere protetta da sfruttamenti illeciti nel web. In particolare, è indispensabile che il futuro decreto delegato sia strutturato in maniera tale da garantire ai titolari dei diritti, nel quadro delineato dalla Direttiva, uno strumento efficace di difesa dal fenomeno della pirateria on line e il pieno controllo sulla circolazione dei propri contenuti da parte dei titolari dei diritti nel rispetto della scelta operata con l’art. 17.

Si ricorda che, in base alla direttiva, l’obbligo di richiedere l’autorizzazione dovrà valere solo per le piattaforme più grandi, cioè quelle che “hanno come scopo principale o come uno degli scopi principali quello di memorizzare e consentire agli utenti di caricare e condividere un gran numero di contenuti”: CRTV ha indicato la necessità che in sede di recepimento siano indicati parametri certi per l’individuazione di tali soggetti, al fine di eliminare ogni forma di ambiguità che consenta comportamenti opportunistici o elusivi. Altri punti critici sono quelli dei criteri per valutare il “massimo sforzo” della piattaforma nell’ottenere l’autorizzazione degli aventi diritto per conseguirla e della semplificazione (quest’ultima cruciale per gli eventi sportivi live) e standardizzazione delle procedure di segnalazione.

Il fenomeno delle IPTV illegali, noto da anni, ha quelle caratteristiche di utilizzo commerciale di massa, che lo distingue nettamente dagli atti di pirateria individuali, “pirateria industriale” richiede norme e strumenti di enforcement adeguati, anche la gestione dell’attività dalla criminalità organizzata che espone gli utenti a rischi di malware, utilizzo dei dati o dei loro terminali come reti “zombie”.

 

 

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