Il DTT italiano verso il 2020. Intervento CRTV al seminario internazionale della ITU

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Seminario ITU. Garantire che nel refarming della banda 700 MHz venga preservato il valore economico e sociale della piattaforma digitale terrestre italiana attuale (free e pay, nazionale e locale), la sua configurazione in reti mono frequenza altamente performanti, per citare alcune caratteristiche tecniche e di mercato; e  venga anche preservata la capacità di evolvere (ad es. verso l’UHD) e di rimanere competitiva rispetto ad altre piattaforme: è quanto CRTV ha rappresentato nel seminario Internazionale “Spectrum Management and broadcasting Regional Seminar for Europe and the CIS (Commonwealth of Independent States, area di libero scambio dei Paesi ex URSS) promosso da ITU (International Telecommunications Union) e MISE in questi giorni a Roma.

In rappresentanza dell’Associazione, Elena Cappuccio – nella sessione pomeridiana dedicata al futuro del DTT broadcasting – ha illustrato le caratteristiche peculiari del digitale terrestre in Italia, piattaforma che rimane ampiamente maggioritaria per penetrazione sul pubblico  (superiore al 65% la ricezione sui televisori principali), audience e investimenti pubblicitari generati (l’88% del totale investimenti TV), offerta multicanale free e pay: negli ultimi anni in particolare sono cresciuti i canali nazionali accessibili gratuitamente al pubblico su base nazionale lanciati da editori italiani e internazionali, anche in funzione di differenziazione del business model.

Le specifiche italiane si declinano anche in un alto numero di programmi e operatori locali, una ricchezza da gestire promuovendo le realtà locali che realmente fanno informazione e intrattenimento sul territorio e sono economicamente sostenibili, come più volte sostenuto dall’Associazione delle TV locali aderente a CRTV; in una orografia che rende la copertura del territorio (n. di trasmettitori) e il coordinamento internazionale e interferenziale (sono almeno 14 i paesi confinanti) attività dispendiose e complesse.

Queste ed altre complessità (es. la legacy dei ricevitori MPEG-2 only) dovranno essere gestite nella transizione al DVBT-2 (HEVC o MPEG4 a seconda del codec che prevarrà) e nella migrazione alla banda sub 700MHz, dove dovrà rientrare anche il DAB radiofonico (VHF). Una migrazione che dovrà essere gestita anche per tener conto dei costi per gli utenti e gli operatori. Nella sessione pomeridiana su temi analoghi, centralità della piattaforma DTT in Europa, si è espressa anche la EBU (European Broadcasting Union) con abbondanza di dati comparati. Il seminario regionale, con limitato accesso al pubblico, prosegue toccando temi che vanno dal dividendo digitale (seconda sessione pomeridiana di lunedì 29 maggio), agli aspetti regolatori ed economici per la gestione e il monitoraggio dello spettro radiofrequenziale e le nuove prospettive verso il 5G (martedì 30), l’IoT e le prossime conferenze ITU (WTDC 2017 e WRC2019, mercoledì 31). Si ricorda che CRTV, comitato operatori DTT, è sector member di ITU.


ALLEGATI
ITU – MISE Regional Seminar for Europe and CIS Spectrum Management and Broadcasting
CRTV- Italian digital terrestrial television towards 2020

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