Sono 34 le associazioni delle industrie culturali e creative, degli autori e degli artisti, e fra queste anche Confindustria Radio Televisioni, che hanno firmato un appello per l’AI Act, chiedendo che l’Italia sostenga le previsioni sugli obblighi di trasparenza, di conservazione delle informazioni e dell’accesso per i titolari dei diritti all’interno di un quadro di regole chiare ed efficaci che l’autoregolamentazione non può garantire.
L’Artificial Intelligence Act, il nuovo regolamento europeo sull’intelligenza artificiale compresa quella generativa, è a un passo dall’approvazione. Il percorso è iniziato ad aprile 2021 con la proposta della Commissione, seguita poi dalla posizione del Consiglio dello scorso dicembre e da quella del Parlamento di giugno. Oggi le tre istituzioni avviano i negoziati per raggiungere l’accordo finale. Con la Spagna vicina alla chiusura del proprio semestre di Presidenza dell’Unione e l’Europarlamento della propria legislatura (a giugno 2024 le elezioni) il regolamento europeo che intende stabilire un quadro giuridico per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, potrebbe essere approvato tra la fine del 2023 e primi mesi del 2024. Il tempo stringe, analoghi appelli sono stati firmati da associazioni francesi e tedesche.
Tuttavia, le norme dell’AI Act non si applicheranno immediatamente e non prima del 2026, poiché è previsto un periodo di 24 mesi (nelle versioni di Commissione e Parlamento) o di 36 mesi (nella posizione del Consiglio).
“L’AI rappresenta uno straordinario progresso tecnologico con un immenso potenziale per migliorare vari aspetti delle nostre vite, compresi quelli nei nostri settori” recita l’appello “Tuttavia, essa è programmata per produrre risultati che hanno la capacità di competere con la creazione umana. Questa tecnologia comporta diversi rischi per le nostre comunità creative. Le opere protette, le voci e le immagini vengono utilizzate senza il l consenso dei titolari dei diritti per generare nuovi contenuti. Alcuni di questi utilizzi possono ledere non solo i diritti d’autore ma anche i diritti morali e della personalità degli autori e pregiudicare la loro reputazione personale e professionale.
Diritti d’autore e morali, ma anche rischio fake: “le persone potrebbero essere indotte a credere che i contenuti che incontrano – testuali, audio o audiovisivi – siano creazioni umane autentiche e veritiere, quando sono semplicemente il risultato della generazione o manipolazione dell’IA”. Le notizie di questi giorni, dell’impatto, fra l’altro, dell’utilizzo dell’IA al posto dei reporter sulle testate stampa locali in USA fanno riflettere anche su riflessi più ampi, in tema di pluralismo dell’informazione.
“L’IA non può svilupparsi trascurando i diritti fondamentali, come i diritti degli autori e degli interpreti, i diritti sull’immagine e sulla personalità ed i diritti delle molteplici industrie creative e culturali che investono per rendere possibile la creazione di opere sulle quali è legittimo aspettarsi di poter esercitare un controllo”.
L’appello è rivolto ì al Governo italiano affinché sostenga una regolamentazione efficace ed equilibrata massima trasparenza delle fonti utilizzate per addestrarne gli algoritmi, obblighi applicati agli sviluppatori e agli operatori di sistemi e modelli di IA generativa a monte e a valle, ed estesi a tutti i sistemi resi disponibili o che generano output nell’UE, commerciali o non commerciali, presunzione di utilizzo in caso di mancata osservanza.
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